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Shiarà, Bianco che resiste al tempo

(Pubblicato su I love Sicily Ottobre 2006)
Già la bottiglia ha un formato inusuale per un vino siciliano. E’ del tipo Renana-Stiria. Ricorda i bianchi alsaziani, quelli dell’acidità sostenuta che nascono in una terra davvero difficile per il vino come la regione Francese che confina con la Germania o le altre zone bagnate dal Mosella o dal Reno, corsi d’acqua che contribuiscono a mitigare il clima freddo. Solo che questa volta la Germania è davvero lontana. Perché siamo a Valledolmo dove con ostinato orgoglio un ex cantina sociale oggi spa, la Castellucci Miano, ha deciso di imboccare la strada della qualità. A quarant’anni dalla nascita ha investito sulle tecnologie, ha chiamato uomini validi e i risultati cominciano timidamente a vedersi. Come il sorprendente Shiarà, un Catarratto in purezza, ovvero il vitigno piu’ diffuso sul territorio siciliano. Ma con una particolarità: l’uva destinata a questo vino viene da vigneti con 30-40 anni di età collocati a 900 metri di altitudine e terreni argillosi e molto calcarei; quasi un record che consente a questo vino di conservare una sostenuta acidità e di essere un bianco che può sopportare anni e anni di affinamento in bottiglia. La scommessa tecnica è di un bravo enologo come Tonino Guzzo, giovane ma con un curriculum robusto alle spalle. Il vino, della grafica accattivante (realizzata da Leonardo Recalcati e Antonio Giancontieri) si presenta con un giallo limpido non troppo acceso. Profumi di fiori di campo e ananas e soprattutto in bocca sorprendente per la sua mineralità e persistenza. In enoteca costa sui 10 euro e ce ne sono, dell’annata 2005, appena seimila bottiglie. Speriamo che Guzzo ci riprovi anche con l’annata 2006 a rifare questa chicca.